Mostra di prodotti e tecnologie per l’edilizia sostenibile sabato 10 gennaio all’arengario di Monza, in Piazza Roma, dalle 9 alle 18.
Temperatura polare, un verde “Reach-in” -ora UNICOsenza– con ante in teack realizzato per l’occasione, brochur, immagini, documentazione, io e il Cat con sguardi ammiccanti ci contendiamo l’attenzione degli infreddoliti sparuti e distratti passanti. Per fortuna è venuto il Davidone, il nostro grande falegname,
a rincuorarci.
Fine giornata: Tre contatti uno sarà, da lì e per sempre, “il Benito”. Sergio, più divertito che incredulo, scriverà su di lui un raccontino breve. Eccolo:
IL BENITO una storia vera
Sabato 10 gennaio 2009, ore 12,15. Mi trovo a Monza, sotto l’Arengario. E’ in corso una manifestazione di carattere verde “TUTTI PAZZI PER IL GREENBUILDING…”. Noi, come azienda intendo, abbiamo dato la nostra adesione. Certamente, noi che, primi al mondo, abbiamo creato un armadio a muro (Reach-in) realizzato con materiali completamente riciclabili, il primo senza formaldeide, monzesi, come potremmo non essere presenti?
Ecco, finalmente un raggio di sole, scavalcando i tetti degli edifici accanto, riesce a penetrare nel porticato. Si, si, il freddo si è attenuato. A pelle credo che da una temperatura di -3/4° abbiamo raggiunto lo 0 assoluto. Deve essere stato proprio in quel preciso momento che un signore, di bassa statura, un po’ tarchiato, si è avvicinato a me. Con un marcato accento meridionale mi fa delle domande riguardo a reach-in e dalle mie risposte, noto che la sua espressione assume un certo autocompiacimento. La ragione di ciò la scopro immediatamente dopo. Mi dice di essere stato presente, lì, alle 8, mentre lo montavamo e che in un certo senso ci aveva azzeccato.
Gli stringo la mano, mi presento, chiedo il suo nome. – Benito – mi risponde. Mi fa un sacco di complimenti, al che, su due piedi, lo invito a venire nel nostro studio, che è a un centinaio di metri,
per vedere un vero reach-in, di dimensione reale non come quello in mostra che è un modellino.
Strada facendo, mi racconta che fa il carrozziere a Milano e che qualche anno prima ha acquistato, tramite un intermediario, dei mobili da soggiorno in un negozio di Milano; dove gli hanno chiesto tutti i soldi in anticipo, e che lui sentendosi un po’ a disagio, glieli ha dati. – Io non ho capito più niente – così si è espresso.
Visita allo studio: rinnovo di complimenti, reach-in gli interessa molto, ne vuole subito uno, con lo sconto però, perché lui paga subito. O.K. Viene martedì prossimo – alle 17,00 – dice.
Martedì 13 gennaio 2009, ore 17,00.
Sono in studio aspettando Benito. Lui non viene, – chiamerà – penso. Non verrà più.
Venerdì 16 gennaio 2009, ore 08,30.
Con Susanna, mia compagna e collaboratrice, percorriamo lo stesso tratto di strada che con Benito percorsi sei giorni prima. Toh! Benito. Lo saluto con una calorosa stretta di mano – l’aspettavo – dico io. Lui – anche mia moglie me l’ha detto, quando ci vai?- Per farla breve concordiamo un nuovo appuntamento a casa sua per il rilevamento delle misure, in data odierna, sempre alle ore 17,00 in via Pinco n° pallino a Monza
Ore 17,00.
Sono davanti a una tastiera citofonica in via Pinco n° pallino a Monza, scorro minuziosamente le targhette ma il Cognome del Benito… nisba. Che fare? Ricordo il russo e la famosa espressione leninista “Chtò delat?”, che fare per l’appunto. Provo, tasteggiando sul citofono, ad avere informazioni sul Benito….di nuovo nisba. Sarà per il freddo pungente: ancora la mia mente torna in Russia – non mi avranno scambiato per un agente di polizia? – penso. Esce un’auto dal cancello, automatico, ma la signora scende dall’auto per azionarlo con la chiave. Mi avvicino, titubante, chiedo del Benito, ma un signore tra i 50 e i 60, di bassa statura, un po’ tarchiato, che porta gli occhiali, lei che vive lì da trentanni non l’ha mai visto.
Ore 18,30.
Torno sui miei passi. Lo stesso tratto di strada. Un signore di bassa statura, un po’ tarchiato, che porta gli occhiali viene verso di me cavalcando serenamente una bicicletta bianca, mi passa accanto, prosegue per la sua strada. Mi giro, lo seguo qualche istante con lo sguardo, sto per chiamarlo, ma il suo nome, che io conosco bene, mi rimane in gola.
Sergio Cattaneo