agli inizi delsecolo scorso, mio nonno Vincenzo fondava, tra i primi, un falegnameria propria. Il mestiere l’aveva appreso fin da ragazzo presso una grande falegnameria del suo paese: Bovisio Masciago. Mio padre mi raccontava che lui era un falegname molto abile, e proprio la consapevolezza della sua abilità lo spinse ad emigrare a Zurigo.
Il suo nuovo padrone, così all’epoca si chiamava il datore di lavoro (anche se il nonno diceva che “ul padrun ga l’han dumà i can”), apprezzò subito le sue doti professionali, offrendogli oltre al vitto e un modesto alloggio, un salario che era quasi il triplo di quello che percepiva in Italia. Lavorò lì alcuni anni. Nel frattempo però alcuni suoi colleghi, tutti originari del luogo, un pò per la benevolenza che il padrone gli dimostrava, un pò per le capacità che gli invidiavano, continuativamente, lo ostacolavano nello svolgimento del suo lavoro.
Il nonno era un uomo leale ed onesto, ma anche molto orgoglioso e qualche volta il suo vivace temperamento lo manifestava apertamente. I compaesani della sua generazione mi dicevano di lui – Ul to nonu? L’era un galantom!-
Orbene, un giorno, probabilmente esasperato da un paio di colleghi, e quando si dice che la corda a tirarla troppo si spezza, diede libero sfogo al suo vivace temperamento. L’iniziale diverbio degenerò presto in rissa.Il nonno minacciato di essere denunciato, consapevole del suo stato di emigrato e temendo il peggio, prese armi e bagagli e col primo treno se ne tornò in Italia, lasciando anche una parte dei suoi risparmi.
A volte, quando lavoro con marcaclacsistema, alle infinite possibilità di realizzare con esso mobili su misura: armadi su misura, cucine su misura, librerie su misura, ecc. su misura e senza quella maledetta formaldeide che ho respirato per anni, ripenso a questa storia, non so se col suo medesimo orgoglio, ma forse con una piccola… piccolissima sua traccia.