Venti anni fa quando ho conosciuto Sergio Cattaneo, mi parlava di un suo sogno nel cassetto, parlava di “gabbie”…di strutture portanti, di un altro modo, alternativo di fare mobili

Per anni ha invaso casa -soprattutto il bagno- di schizzi, disegni, ingegni, congegni, post it, tovaglioli, tovaglie di carta; ovunque andassimo lasciava traccia della sua febbrile e incomprensibile attività. Costruiva strani marchingegni, lui li chiamava “prove di funzionalità”, con il cartone dei retro blocchi di carta millimetrata -che ancora consuma in quantità industriale- con chiodini, spilli e tappi di sughero. Mi intratteneva per ore con ragionamenti fantasiosi che intrappolavano la mia propensione a immaginare  e farmi rapire dalle cose più incredibili.

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Perché ho scelto lui

Aveva viaggiato e percorso quasi tutto il mondo, era stato recluso in un pollaio nello Yemen, dormito in un villaggio Dogon, si era fatto venire la febbre dopo una discesa in una gola delle montagne rocciose, e ora portava a cena una imbellettata signora novantenne, sua insegnante di russo…

La sua casa era piena di fotografie, paesaggi, volti… etnie varie.
Me ne ricordo una in particolare, dove lui è ritratto (molto on the road) con una macchina fotografica al collo e con l’aria di qualcuno che cerca qualcosa…

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E anche se la prima volta che ho mangiato con lui, è riuscito a sbalordirmi per i rumori della sua masticazione, la sua apertura mentale, il desiderio di realizzare qualcosa di speciale, coincidevano con gli aspetti che mi piacciono in un uomo e con quello che anch’io volevo per me. Quelle conversazioni, quelle telefonate notturne, interminabili e totalmente libere, il fatto che accettasse appuntamenti su treni con strane destinazioni… insomma, tutto ciò (unitamente ad aspetti più imponderabili) è bastato a farmi decidere che sarebbe stato un buon compagno di strada e di avventura.
E lo è. Nonostante debba costantemente combattere con il rovescio della medaglia della sua tenacia, della sua testardaggine. Impiego molte energie per sostenere i miei punti di vista e l’affermazione delle mie idee passa sempre da una lotta. Come faccio a resistere?

Non saprei dirlo, ma ogni volta che lo rivedo, anche dopo una furiosa battaglia, mi sento nuovamente contenta di stare con lui.